mercoledì 14 gennaio 2009

Certe curve


Ma dove va? Dove va? Dove pensa di andare?
Conciata come una trapezista di mezza età, unta e bisunta di fondotinta e crema-corpo al cocco, mi farebbe pena o ridere se non fosse mia figlia.
Mia figlia poi, SUA figlia. Permalosa, litigiosa e bella come lui.
Adesso aspetta sul divano. Che mi passi immagino. Che gli dica “Monica, amore, vacci alla festa del tuo fidanzatino a farti succhiare quelle assurde labbra fucsia. A che ora viene a prenderti mamma?”
La luce blu del televisore le sfarfalla addosso, e basta che si faccia più chiara per vedere di quante e quali smozzicature è fatta la linea spessa dell’eyeliner.
Lei non crede alla sua età, solo al suo corpo. Che, sfacciato, ha approfittato del menarca per darle ogni giorno nuove ansie e soddisfazioni.
E questo è il risultato: tinta e ridicola come nell’ultima mascherata di carnevale. Solo che oggi non si lascerebbe spogliare e lavare come allora, non si lascerebbe addormentare come allora. Eppure ha sonno. Dal riflesso del vetro del termo camino vedo le palpebre piegarsi sotto il peso dell’ombretto a strati. Ormai è tardi, troppo tardi: sa che suo padre non arriverà in tempo per liberarla dal drago.
Eppure non si spoglia, e cerca ogni modo per dispiacermi.
Lascio il rubinetto della cucina aperto, per scivolare lungo il corridoio e guardarla quando si crede non vista. È bella. È già bella. Non come una bella bambina, ma come la donna che non ha ancora la capacità di immaginare che diventerà, la donna che racconterà ridendo le lacrime di questa sera.
I figli, a un certo punto, sono come la radio in macchina, quando guidi solo tra curve e controcurve che ostacolano la propagazione delle onde. Proprio nel mezzo di quella canzonetta che ti piace tanto cominciano a frusciare, a fischiare, e non c’è verso di farle funzionare. E tu stai lì, incerto tra provare a cercare altrove il segnale lavorando di cesello col pulsante “più e meno”, e ostinarti a restare su quella frequenza (nel caso torni a suonare, non si sa mai).
In ogni caso perdi qualcosa.
C’è pure chi c’ha il pugno magico, e con una botta ben assestata ha la meglio. Dura quello che dura, ma dà un certa impressione di controllo.
Io il pugno magico non ce l’ho avuto mai. E stasera ho scelto di illudermi che basti rifiutarsi di cambiare frequenza per risentire una canzone,la mia canzone.
Carina diventi tutti i giorni più carina ma in fondo resti sempre una bambina tu sembri fatta apposta per amar.

2 commenti:

  1. (ore 22:18)....che io mi sia persa un'adolescenza rock è risaputo, eri tu quella che si era messa a suonare il basso, io al massimo provavo i gorgheggi dell' Ave Maria di Schubert, ma davvero non sapevo del rifacimento dei Ramones di "un bacio piccolissimo"!!! beh conto di rimettermi in pari ascoltando Radio da Internet!!!! love...ti leggo con quel piacere segreto che si prova nel mettersi le dita nel naso (o nelle mutandine) quando si è soli al bagno.

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  2. perversa! però è uno dei complimenti più struggenti che abbia avuto la fortuna di ricevere! è che ho trovato questa foto e... m'è piaciuta!
    e poi ho anche cambiato la canzone!
    sapere che mi leggi tu mi imbarazza e fa tenerezza come sapere che tuo padre ti sta gurdando quando sei di spalle e ti stai togliendo la brasiere.

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