lunedì 7 settembre 2009

Vent'anni


Sei bella.
La tua bellezza mi dà le spalle, maleducate come solo a certe spalle si concede.
E sull’intonaco malva della camera la tua carne è una sfumatura di colore appena tiepido ma caldo, caldo, caldo. Calor di color di lontananza.
Potresti voltarti, vedermi, indossare uno sguardo di cotonella.
Invece è così nuda che voglio ricordare la tua cervice pensile, le bifore delle braccia, il piede che continui a inforchettare con la caviglia a sonagli. Sei tutta una linea, imprecisa ma continua, uno scarabocchio fatto tenendo il telefono tra l’orecchio e la spalla sinistra.
Ti canta in gola il sangue, ti ballano le tempie e la palpebra del destro. Ma solo a sera tarda.
Sono vent’anni che hai vent’anni, e ancora ridi con gli occhi, e intrecci settimane di vimini per riporre le parole del sabato e i lunghi silenzi domenicali, che ti sdrai accanto a un tenero senso di predestinazione.
Qualcosa in te non vuol calmarsi, e ti striscia sottopelle. Qualcosa, invece, non sa mutare.
Cambi profumo, ma l’odore è sempre quello, sempre lo stesso: il mio.