giovedì 15 gennaio 2009

C'era una volta un re


“Mi racconti una storia?”
“quale vuoi?”
“quale ti pare”
“quand’ero più piccola di te vivevo a Salonicco”
“ma non vivevi a Genova?”
“Miriam”
“eh?”
“la vuoi una storia?”
“sì”
“allora zitta”
“…”
“quand’ero più piccola di te vivevo a Salonicco, in una zona povera ma non lontana dal palazzo del re. Andavamo con le amiche a visitare il suo quartiere, che a tutte le ore del giorno era pieno di gente che pareva un formicaio. Alla mattina presto giravano i mercanti a dorso di mulo, coi rotoli di stoffa assicurati alle bestie o nei carretti, a ora di pranzo strillavano i banchetti pieni di dolci al miele e frittelle di succo di pesce, al primo pomeriggio i ragazzini giocavano nei patii e verso sera uscivano di scuola discepoli e maestri, per andare a cenare e passare la notte insieme in qualche casa”
“e le donne?”
“quali donne?”
“le donne! Dove stavano tutto il giorno?”
“dove dovevano stare? A casa”
“e tu perché stavi in giro?”
“perché ero ancora una bambina, e mia madre mandava piuttosto me che le mie sorelle grandi a fare commissioni. E nessuno faceva troppo caso a dove stessi”
“tua madre e le tue sorelle dovevano stare tutto il giorno a casa?”
“no, perché erano sfortunate e quindi dovevano andare a lavarsi i panni da sole alla fontana, e caricare i secchi d’acqua e così via. Ma le donne fortunate sì, stavano tutto il giorno dentro casa”
“a fare che?”
“se erano proprio fortunate, a fare niente”
“ah”
“vedi Miriam, per una donna la casa, la famiglia, i figli e il proprio marito sono tutto. E quando può godere tranquilla di questi beni, allora è una donna fortunata. Tu inizi a farti grandicella, e tra qualche anno ti accorgerai che è proprio così, e ti ricorderai di quello che diceva la tua povera nonna”
“e come si fa a diventare fortunate?”
“bisogna essere oneste, prudenti e modeste. E poi ci vuole anche una buona stella”
“e quelle sfortunate? Che fanno?”
“dipende. Se gl’è mancata solo la buona stella se la cavano comunque, e non sprecano i loro giorni. Se invece è tutto il resto che non c’è stato beh, a Salonicco si facevano etere”
“etere?”
“puttane”
“puttane?!”
“conserva la tua virtù Miriam e guarda alla vita di queste donne. Lo sai dove le si vedeva? Alla sera, all’imbrunire, uscivano furtive come ladri dalle loro case zuppe di umori, per accodarsi alle compagnie di maestri e allievi”
“per fare che?”
“ai banchetti offrivano sfacciatamente corpo e voce agli uomini”
“voce?”
“cantavano. E suonavano. E sedevano a tavola con gli uomini, e facevano quello che vedevano fare a loro, e fino all’alba li stavano a sentire parlare di scienza, Dio e poesia. Si facevano insegnare a leggere e scrivere, imparavano e recitavano versi, diventavano dotte. Concedevano tutto a chiunque”
“…”
“conserva la tua virtù Miriam”

1 commento:

  1. Ciao marina! ;) bella storiella ed eccoci ritrovati anche quì :) Un abbraccio...

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