lunedì 2 febbraio 2009

Diciotto


Dante ha la mamma stanca, la nonna zoppa e il compleanno a giorni.
Dante ha gli amici grandi, i capelli neri e la donna grassa.
Non grassa da esser brutta, grassa come una bambina che non ha la bici né amiche che le reggano la corda.
Quando la stringe a sé sente che cede, che scappa la sua carne rosa rosa, si nasconde dietro i fianchi dispettosa, aspetta che la vadano a cercare. Le mani di Dante ormai lo sanno. Circondano la vita, risalgono la schiena, ma solo fino al solco del reggiseno, in cui il dito inciampa e cade: oscillano scorrendone i gancetti e immaginando.
Diciott’anni. Gli mancano tre giorni.
Sta già facendo i quiz della patente. Anche le guide a dire il vero. Vanno con Gigi per campagne, verso sera, quando le guardie hanno altro da fare che stare a dire a tutta quella vita di non avere fretta. Che diventerà grande e vecchia anche se la smette di corrersi davanti.
Con Gigi di sbagliare si vergogna, e se un errore deve farlo, bene, che sia quello di dare troppo gas, di non frenare mai per tempo, mai, di non staccare la destra dal cambio, di tenere la canna accesa tra le lebbra. Gigi annuisce, approva e benedice. Racconta di quand’ha fatto lui l’esame, di come gliel’ha messo in culo a tutti, che non ha mai studiato la teoria, che quando gli altri truccavano le moto lui già s’era stancato di guidare.
Dante aspira il fumo. Stringe gli occhi. Stira le labbra troppo sottili per reggere il peso dei silenzi che l’altro gli ci appende.
Guida e basta.
E pensa che ormai ci siamo.
E pensa a lei.
Che non lo sa, ma ha promesso. La sera che ha fermato quelle mani che le cercavano addosso un’emozione, rovistando a caso e malamente, troppo forte, troppo piano, e lui “perché?” e lei “non voglio”, e lui “perché?” e lei “qui no”, e lui “perché?” e lei “ci vedono”, e lui “ma quando?” e lei “tra poco”, e lui “ma quando?” e lei “aprile”.
Aprile.
Mese di ogni dolcezza, mese indolente, mese di tiepidi sonni, di tiepidi abbracci, mese tenero e stupido mese che scava le guance ai ragazzi, le cosce alle donne.
Ad Aprile lui avrà la pratica. Lei paura. Di sé, di quelle braccia troppo spesse per abbracciare stretto, di quello stomaco troppo molle e comodo perché chi ci s’appoggia non riposi.
E non lo sa che a lui non sembra vero. Di poterla guardare e accarezzare sul vellutino di un ribaltabile, di vincere la sua calda resistenza e sprofondare tra quei seni grossi, pesanti, pieni e larghi, tra i quali seguire la pista del borotalco, di spingersi a strattoni su quel corpo soltanto immaginato, di conquistarlo brano a brano, a palmi, a morsi.
La porterà a fare l’amore al mare, la spoglierà muovendoglisi sopra al ritmo di risacca che gli arriva dai finestrini aperti. Sarà un uomo, non farà torti a quelle carni buone, saprà aspettare che lei gli si schiuda, per lei confezionarà un ricordo che non faccia mai male, mai pentire.

4 commenti:

  1. hai della carta stagnola? vorrei incartarmi un paio di etti di questa ragazza

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  2. http://www.megavideo.com/?v=IVGN5GZR
    vediti questa sceneggiatura, scusa la sinestesia

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  3. scuso la sinestesia, anzi la scuserei se riuscissi a vedere il video! Mi spiace, ma non riesco: mi manderesti la stesa infromazione in forma diversa? ormai m'hai fatto venire curiosità!
    Per la -ata Silvia: e non ha ancora visto come ammaestro i sacchi della spazzatura!

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