venerdì 6 febbraio 2009

Settembre


Li ho visti scoppiare d’adolescenza.
Niente rimpianti, solo un gran sollievo: ho respirato troppo a fondo e l’aria ha occupato il posto della storia che avevo nascosto sotto il diaframma, e che è dovuta venire a galla.
Principio dei vasi comunicanti.
Quando li ho incrociati lo spettacolo delle manovre complicate per deviare gli occhi dalla mia fronte ai fianchi mi ha parlato con una lingua che non ricordavo di sapere: lui curioso della propria potenza, lei scettica sulla possibilità che il suo corpo avesse una forma diversa dalla propria da imparare.
Tutto li tradiva.
Così equivoci e mostruosi, non capivo se fossero troppo o troppo poco, se partecipassero di due nature o di nessuna.
Ho letto i geroglifici tracciati dai nervi tesi dietro quei sorrisi a molla e li ho tradotti con una soddisfazione molto poco cristiana: parlavano di tutte quelle sciocche ridicolezze, delle umilianti debolezze, delle incomprensibili colpe ormai eterne impastate di sebo che io non volevo sentirmi raccontare.
E inspiegabilmente ho rivisto la mia di faccia, impiastrata, sopravvissuta a tutti i tentativi di cancellarla a scalpellinate, che sapeva di esistere ma non riusciva a sentirselo e cercava negli occhi degli altri conferma e riposo.
Quella disgustosa smania di piacere caramellata di orgogli ben celati. Come adesso. Come adesso?!
Marcia indietro.
Attenta.
Calma.
L’abisso vi divide.
Loro gravitano nel vuoto, informi, convinti di esistere e incapaci di provarlo. Tu no, hai avuto il tuo fondo da toccare per sentirti viva e pesante. E quanto.
E intanto passano, mi sfiorano, scompaiono, ma li sento parlare. Forse di me. Certo di me. E l’idea di restare invischiata a mezz’aria in quelle loro vite ectoplasmatiche mi fa talmente schifo che vorrei scordarli o costringerli a scordarmi.
E invece rido e saluto la mia vecchia maestra.
Grazie a Dio so mentire.

4 commenti:

  1. non ho trousse, ma ti troverei volentieri un posticino nel soffietto per lo spicciume del borsellino.
    ma dove sei finito? qui l'angue langue!

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  2. questo è un classico caso di percezione aberrante di stampo echiano, la presenza interiore del personaggio è bandita da se, nella ricerca di se, impropriamente si trovera a bivaccare di fianco al cavallo che il giorno seguente, proterva, l'accompagnera nuovamente alla ricerca della cavallerizza. le briglie sono alla mano, ma non le mani pronte a mozzare la direzione secca, impavida del caso equino. il giudizio di altri frapporra sempre il preludio di un applauso , al prossimo esibirsi, altrimenti monco, tozzo di pane che cade a peso morto, e il suolo non restituisce il peso che trova, anzi lo intasca come porta fortuna. e una volta intascato non si fa piu spettacolo domani, se non c'è audacia, non c'è individualità, se non c'è individuo non c'è uomo/donna.
    vabbene cosi?

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  3. può andar bene, ma solo perché vedo (o credo di vedere) come sei goduriosamente inciampato sull'associazione monco/tozzo. E sei stato Peter.
    Non so com'è, ma sbirciare nelle vite degli altri m'è sempre piaciuto.
    Va bene così?

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