mercoledì 18 febbraio 2009

Patti generazionali I


Quarantacinque minuti.
Per sparecchiare, avvolgere nella pellicola gli avanzi, lavare i piatti, asciugarli, riporli, pulire il lavandino, il gas, le mattonelle vicino al gas, spazzare, passare lo straccio, ripassare lo straccio, mettere il centrotavola e chiudere le imposte, lasciando quel tantino di spiraglio che serve a mandare via l’odore di cucinato.
Sto migliorando.
Sto davvero migliorando.
Anche se sono ancora lontana dai virtuosismi di chi c’ha l’arte di fare tutto e bene nella metà del tempo che ci metto io.
Come faceva lei. Come vorrebbe fare ancora, e farebbe, se le ginocchia larghe e la larga schiena non la tradissero.
La sua vecchiaia è allegra, vitale, colorata e vezzosa. Compra cuscini nuovi una volta al mese. Cuscini da arredamento, inutili, superflui. Belli.
E il gusto delle cose la ingrassa, la ingrassa tanto che più desidera vivere meno ci riesce.
Io sono la sua gamba tonica, il suo braccio rapido, la sua vita agile da ragazza senza figli.
Io sono manovalanza.
E orecchie per ascoltare storie color seppia, e bocca per riderle addosso. E acqua per lavarle le spalle e dita sottili e ferme per chiudere i gancetti del reggiseno.
E tempo da venire, per sperare di esserci ancora quando arriveranno: i confetti della laurea, quelli del matrimonio, i figli e i capricci dei figli e l’educazione dei figli e le canottiere dei figli. Di lana. La lana asciuga il sudore.
Io sono Il Patto.
Una donna.
Devo avverare in me una promessa, essere quello che altre sono state, fare la parte mia. Loro hanno dato.
Io no. Comincio adesso. Comincio qui, dal vim in polvere. Dal lavaggio separato per i bianchi. Dalle patate che si asciugano subito dopo lavate, sennò si fanno nere. Dai carciofi che si mettono a bagno con l’acqua e limone. Dalla camicia, che si stirano per prima cosa collo e polsini. Dalle finestre che le devi aprire pure col freddo perché dov’entra il sole non entra il dottore.
Finché le gambe mi si coprano di viticci rosa e rossi, nessuno voglia più rubarmi baci e io dimentichi perché arrossivo tanto.

2 commenti:

  1. i carciofi non vanno a mollo col limone..non annerirli è secondario. tienili a mollo di meno del solito, poi il limone mettilo a fine cottura, se a vapore. semplicemente ti facilitera ,con l'acido ascorbico l'assorbimento del ferro , ovvimanete se non assumi formaggio o latticini, ferro e calcio si sintetizzano con lo stesso enzima per cui andrebbero in contrasto, e sotto ciclomestruo avresti carenze di ferro.

    le gambe , non di turaccioli vestite ma nodose, non di fierezza tornite ma di varicose da spazio infermo, non pinne di rana ma plantari abitati da guardiani del faro.

    devi aver fatto vari inni generazionali, vedo.

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  2. almeno un altro.
    E tu devi aver fatto una di quelle facoltà che ti dicevo, o sbaglio?
    e comunque: che i carciofi anneriscano, se li devi fare fritti o alla giudia, non è affatto secondario.

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