giovedì 4 giugno 2009

Crucci e grucce


Oggi fa più caldo, l’aria è densa di tumori, mi tira la ferita del ginocchio.
Oggi devo andare a farmi nuova, lasciare che il movimento gonfi e raccolga la mia inconsistenza come il bastone lo zucchero filato. Devo camminare molto per distrarmi, perché in mezzo alle macchine, alla gente, piangere non posso. Mi lascerò accerchiare dalle cose che non vogliono cambiare.
Devo provare a cercare la voglia tra le grucce del negozio dietro casa. Ho bisogno che la mia nudità prenda un sapore di capriccio, perché di igienica prassi sono stufa. Appassita sullo stelo dei giorni incolonnati. Così nemica di me stessa,così stanca di dovermi frequentare.
Eppure staccarmi ancora non è tempo. Devo stare.
Tra le stoffe stampate cercherò qualcosa che mi mascheri, che strusci sulle braccia come un gatto, che faccia rumore camminando.
Perché di stare sola sono stanca. Ma ancora un poco sola devo stare.
Cercherò un commesso che mi guardi nello scollo, da conquistare sollevando questi occhi stracchi, insonnoliti e gonfi come guance per fischiare. Di un brivido ho bisogno, di una grassa allusione inelegante, di un desiderio maschio in erezione a cui appendere la serie degli eventi.
In me dovrei cercare ma in me sento soltanto la frescura umida e marcia dell’ombra troppo lunga e larga e fonda, di qualcosa che nemmeno ricordavo.

4 commenti:

  1. Se è alla Noia che alludi, la Noia con la "n" maiuscola, passerà, vedrai, passerà ... come nel cielo passano i lamenti di un gabbiano, che l'aria tinge di pallido fulgore.
    Un giorno ti spiegherò la storia del gabbiano.

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  2. guarda Lucio, dice che oggi è proprio il giorno che mi spieghi la storia del gabbiano...

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  3. i veri clochard sono i senza-tatto..sopratutto coi gabbiani..

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