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“L’ho sentita io!”
“E che hai sentito?”
“Ridere, ridere … e certi versi come … come … come miagolare”
“Non ci credo! Il marito è ancora caldo …”
“Te lo giuro su quest’immagine benedetta che mi regalò la povera zia Lorena prima di … e ce l’ho sempre sopra il cuore. Sulla buonanima di zia Lorena: quella c’ha l’amico. O gli amici”
“Pure?!”
“Pure. Ma per chi mi prendi: Ida c’ha una parola sola, e nessuno l’ha smentita mai in cinquant’anni che stò al mondo”
“Eppure a vederla … certo è bella, è conturbante, è pure civettuola con quelle vestine colorate, ma sembra tanto onesta, tanto perbene”
“E io mica dico che non sembra. Ah no, a sembrare sembra”
“E che ti devo dire, c’avrai ragione tu”
A Ida questo bastava. Sarà che la ragione è dei fessi, e Ida tanto furba non era. Sarà che ormai ne faceva un punto d’onore e un vezzo di portare la ragione sulla lingua, come gli uomini il fazzoletto nel taschino.
Sarà che a cinquant’anni suonati, sola al mondo come una buona intenzione, brutta e con la fama d’esser brutta a Ida poco altro restava. E passava le mattine a scopare l’ingresso, avanti e indietro, avanti e indietro, a lucidare i pomelli d’ottone del portone, destra e sinistra, destra e sinistra, a spiccare ragnatele nell’androne, su e giù, su e giù. Sempre a non più di un metro e mezzo dalla strada, sempre con un orecchio e un occhio in strada. E tutti i pomeriggi erano Messa. E tutte le serate ali di pollo.
Ma al barrio non ce n’era che la odiasse: qualcuno le tirava dietro un motto, quando passava raso raso i muri, qualcuna le strillava inviperita uscendo per scrollare la tovaglia, ma nessuno ce n’era che l’odiasse.
Nemmeno un po’ di odio tutto suo era riuscita a farsi dare Ida. Campava come campano le cose, lasciandosi spostare e malamente. Quando se ne sarebbe andata, solo allora sarebbe saltato all’occhio quell’alone più scuro sull’intonaco del barrio: lì stava appesa Ida.
C’è in ogni barrio qualcuno che non mette radici e non emigra, che c’ha un modo tutto suo di starci, né dritto né di sghembo. Qualcuno che non conta come gli altri. E gli altri sono come palazzoni, chi a più piani, chi con l’aria buona di cosa antica e chi con l’aria triste di cosa vecchia. Tutti con caldi cuori di cemento.
Ida no. Stava sola, col fiato sospeso, sui cornicioni delle vite altrui.
“E che hai sentito?”
“Ridere, ridere … e certi versi come … come … come miagolare”
“Non ci credo! Il marito è ancora caldo …”
“Te lo giuro su quest’immagine benedetta che mi regalò la povera zia Lorena prima di … e ce l’ho sempre sopra il cuore. Sulla buonanima di zia Lorena: quella c’ha l’amico. O gli amici”
“Pure?!”
“Pure. Ma per chi mi prendi: Ida c’ha una parola sola, e nessuno l’ha smentita mai in cinquant’anni che stò al mondo”
“Eppure a vederla … certo è bella, è conturbante, è pure civettuola con quelle vestine colorate, ma sembra tanto onesta, tanto perbene”
“E io mica dico che non sembra. Ah no, a sembrare sembra”
“E che ti devo dire, c’avrai ragione tu”
A Ida questo bastava. Sarà che la ragione è dei fessi, e Ida tanto furba non era. Sarà che ormai ne faceva un punto d’onore e un vezzo di portare la ragione sulla lingua, come gli uomini il fazzoletto nel taschino.
Sarà che a cinquant’anni suonati, sola al mondo come una buona intenzione, brutta e con la fama d’esser brutta a Ida poco altro restava. E passava le mattine a scopare l’ingresso, avanti e indietro, avanti e indietro, a lucidare i pomelli d’ottone del portone, destra e sinistra, destra e sinistra, a spiccare ragnatele nell’androne, su e giù, su e giù. Sempre a non più di un metro e mezzo dalla strada, sempre con un orecchio e un occhio in strada. E tutti i pomeriggi erano Messa. E tutte le serate ali di pollo.
Ma al barrio non ce n’era che la odiasse: qualcuno le tirava dietro un motto, quando passava raso raso i muri, qualcuna le strillava inviperita uscendo per scrollare la tovaglia, ma nessuno ce n’era che l’odiasse.
Nemmeno un po’ di odio tutto suo era riuscita a farsi dare Ida. Campava come campano le cose, lasciandosi spostare e malamente. Quando se ne sarebbe andata, solo allora sarebbe saltato all’occhio quell’alone più scuro sull’intonaco del barrio: lì stava appesa Ida.
C’è in ogni barrio qualcuno che non mette radici e non emigra, che c’ha un modo tutto suo di starci, né dritto né di sghembo. Qualcuno che non conta come gli altri. E gli altri sono come palazzoni, chi a più piani, chi con l’aria buona di cosa antica e chi con l’aria triste di cosa vecchia. Tutti con caldi cuori di cemento.
Ida no. Stava sola, col fiato sospeso, sui cornicioni delle vite altrui.
Fai intonaci li dove i costoni di scogli nascondono ricci di mare.brava
RispondiEliminae tu? tu fai il riccio lì dove l'intonaco non basta a nasconderti. Aspetto di leggerti, nuotatore in playback!
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